Puntuale è arrivata la squalifica di Lavezzi da parte dell'ineffabile Tosel.
D'altra parte la campagna mediatica scatenata dai mezzi di informazione è stata così possente, ancora ieri la Gazzetta ipotizzava 5 giornate di squalifica, da non poter essere efficace.
I giornalisti milanesi e milanisti, ieri al Processo di Biscardi, invocavano 7 o addirittura nove giornate di squalifica.
Ipocrisia pura.
Ai commenatori non interessa niente dello sputo, del regolamento e del giudice sportivo, l'interesse vero, quello giornalistico è l'assenza del Pocho a Milano.
A questo tendevano i primi commenti così come tendono a scongiurare l'esito positivo del ricorso del Napoli i commenti di ieri e quelli dei prossimi gioni.
Il concetto dei tifosi napoletani è chiaro: Lavezzi ha sbagliato a cadere nella rete provocatoria di un calciatore come Rosi.
Lo sputo è effettivamente un gesto vile e violento, ma far passare il concetto per cui uno sputo è più grave di un pugno che provoca lesioni personali anche gravi oppure più grave di un intervento spezzagambe mi sembra eccessivo.
Capitolo a parte per Tosel, che squalificò per ben due volte Zalayeta per simulazione, che chiuse le curve per gli incidenti fantasna con la Roma e che ora ipotizza sputi non visti.
Sarà stato anche un grande giudice, ma le sue sentenze appaiono a dir poco singolari e qualche volta non equilibrate.
Fatto sta che i tifosi del Napoli erano già certi della punizione del Pocho malgrado molti eminenti commentatori la escludessero.
Personalmente non credo a complotti o a macchinazioni, credo che chi gestisce il potere non può far altro che cercare di far girare a loro favore un episodio che si presta a molteplici interpretazioni.